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Birillo
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Birillo, l'intrepido nanetto.
Pochi giorni dopo avere preso Pia, vicino al posto dove ho visto Pia la prima volta - pare che i vigliacchi abbiano una predilezione per il lungomare di Briatico! - vedo un cagnolino seduto in un prato, immobile, tremante, con lo sguardo fisso nel vuoto; evidentemente lo hanno abbandonato, probabilmente da pochi minuti. Sto portando i miei tre cani a fare la passeggiata, mi avvicino, una volta tanto, benché sia un maschio, Buck non ringhia e non assume l'assetto da combattimento, riesco a fargli qualche carezza e ottengo, per lo meno, che cominci a muoversi. Di più non mi sento di fare, anche se qualcosa mi dice che non finirà lì.
In fondo a Briatico si può vivere, e nemmeno troppo male, da randagio, ce ne sono tanti, fanno combriccola, non c'è traffico pesante, il clima è mite, spesso i cassonetti traboccano di avanzi, i briaticesi sono tolleranti con i cani vaganti, alcuni persino gentili, io ne ho già tre, non posso mica fare tutto io; dunque, buona fortuna piccoletto!
[Breve nota: se questo atteggiamento tollerante fa onore agli abitanti di Briatico, l'amministrazione cittadina non fa certo una bella figura: il randagismo non è un dono o una maledizione divina, è un problema e come tale andrebbe affrontato sterilizzando i cani vaganti, controllando l'iscrizione all'anagrafe canina dei cani padronali, facendo, o almeno minacciando. qualche multa; invece tutto va avanti con moto inerziale su piano inclinato, il problema si produce e riproduce con sempre nuove cucciolate abbandonate, fino a quando qualcuno non ne potrà più e verranno tutti accalappiati e portati in canile. Ma questa è un'altra storia.]
Torniamo a Birillo (tra me e me l'ho chiamato così fin dal primo incontro, e quando dai il nome a una cosa ne sei in qualche modo responsabile). Nelle settimane successive l'ho incontrato spesso per le vie del paese, non aveva fatto amicizia con altri cani di strada, stava solo, si era ritagliato un angolino su un marciapiede dove qualche anima buona gli metteva un po' d'acqua (stiamo parlando di luglio e agosto) e lo lasciava solo per abbaiare ai passanti, per cercare qualche carezza dai bambini, pronto a tornare nel suo rifugio solitario alla minima reazione. Non andava bene! Appena la mia amica Jane, che era venuta a fare qualche giorno di vacanza e mi parlava con la voce della saggezza (lascia perdere, e come fai, e sono già tre - ciao Jane!) è partita, lo sono andato a prendere.
Non è stato facile: per strada Buck lo lasciava stare, ma in casa non lo voleva proprio; e Buck è grosso il doppio di Birillo. Soprattutto Buck non accettava che il nuovo arrivato si avvicinasse a Pia, e il guaio è che ben presto Pia ha dimostrato di preferire Birillo; non si può darle torto: Buck è più bello, più forte, ma Birillo ha una simpatia irresistibile. Per lui è tutto bello: che bello andare a spasso, che bello tornare a casa, che bello salire in macchina, che bello scendere dalla macchina, che bello mangiare, bere, smettere di mangiare e di bere, andare a letto, svegliarsi: Arf, arf, arf!
È un cagnetto affettuosissimo, mi segue dovunque, se sono al computer si stende sotto la scrivania, se mi alzo per andare in cucina salta su e viene in cucina, se vado in bagno viene in bagno, e sempre arf, arf, arf, eccheppalle per Buck! Peggio ancora, quando non segue me segue Buck, lo vede come il suo maestro, e arf, arf, arf, e che doppie palle!
Il risultato era che spesso Buck lo aggrediva, e malamente: quante volte ho dovuto prenderlo per la collottola e sollevarlo da terra per farlo smettere! Una volta ho anche preso un morso sul braccio da corsa al pronto soccorso, antitetanica e punti di sutura, insomma, un disastro. E il bello è che Birillino non mollava, dopo le aggressioni stava lì tutto tremante ma non smetteva di fissare Buck negli occhi, una vera sfida. Un po' alla volta hanno trovato qualche equilibrio, Birillo ha capito di quali omaggi era debitore al grande capo: era divertente da osservare, ad esempio è assolutamente vietato che Birillo attraversi una porta prima di Buck, se, nella foga dei suoi arf!, gli capita di passare per primo torna immediatamente indietro e aspetta che passi il re, poi riattraversa la soglia.
Per un anno e mezzo li ho separati ogni volta che uscivo di casa: quando andavo a scuola uno era in giardino, l'altro in casa; nei giorni di maltempo uno in mansarda, l'altro in soggiorno: una vera faticaccia che mette ansia, spesso sono tornato a casa di corsa con il dubbio di non avere chiuso l'imposta che li teneva separati. Solo da qualche mese le cose sembrano andate a posto, non litigano quasi più e, ancora più importante, Buck ha imparato a ritualizzare il conflitto, se capita un litigio non morde per fare male e si accontenta di un atto di sottomissione: quando esco li lascio insieme, ma ritorno sempre a casa con qualche preoccupazione.
Bene, avrete capito che Birillo è un tesoro, anche se forse un tesoro un po' troppo invadente, è la mia ombra, mi segue ovunque, ma c'è un altro carattere interessante: di tanto in tanto prende e se ne va: nell'ultima fotografia lo vedete. Non scappa: va via al passo e non si sa quando e dove tornerà: mi è capitato più volte di perderlo di vista in piena campagna, fischiare chiamare, aspettare per un'ora e poi trovarlo davanti a casa ad aspettarmi. Degli altri so dove vanno e cosa cercano: Gelbie cerca cibo, Pia cerca prede, Buck cerca una femmina e, meglio ancora, un maschio da sfidare; soprattutto, finita la fuga, tornano dove mi hanno lasciato; del misterioso Birillo non ho ancora capito cosa cerchi e non so dove lo ritroverò, ma datemi tempo, capirò anche questo!
Questo è quanto so di Birillo, e con questo finiscono le descrizioni dei miei cani: spero di non andare oltre i quattro, non solo per me, perché costa fatica, denaro, difficoltà ogni volta che devo andare via, ma anche, e soprattutto, per loro: ho solo due mani per le carezze e già così devono aspettare il loro turno.
In un mondo perfetto, senza randagi, senza abbandoni, un cane, al massimo due sarebbero felici e darebbero la felicità a chi li tiene e li gode; purtroppo, per ora, la Calabria non è questo mondo perfetto, ma lavoriamo per migliorarlo e spero che queste mie noterelle posano dare un contributo.

1 comment

Comment from: Member

E così non ho ( ancora) conosciuto Birillo. Ma ho assistito a tutte le fasi preparatorie per l’accoglienza a casa: i racconti di quando lo trovavi ( o non lo trovavi) sul marciapiede in paese, pieno di pulci e di zecche, le orecchie malconce e ti rammaricavi oppure quando partivi, armato di borraccia e mi chiedevo che lunga escursione avresti fatto, non immaginando che l’acqua in essa contenuta era per dissetare Birillo. Quando l’hai poi portato a casa ( libera dagli ospiti) l’hai ripulito e mi hai inviato le foto di prima e dopo mi é sembrato un reuccio, lindo e lucido che troneggiava nella sua nuova cuccia rossa. Caro Birillo, sei anche tu un cane fortunato, la vita ti ha sorriso e tu sai ricambiare con tutto il tuo affetto; la mia casa di campagna é aperta anche a te!

10/06/17 @ 05:55 pm


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