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Buck
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Buck, il lioncello.
Il destino mi aveva sempre fatto incontrare cagnette, ma io desideravo un maschio. Era un desiderio vago, senza un fondamento, amavo le mie cagnette, ma sapevo che se invece di recuperare cani qua e là ne avessi scelto uno l'avrei preso maschio; a posteriori, con due maschietti che girano per casa, so che c'erano buone ragioni: i maschi sono più lineari. meno complicati (più semplici[otti] direbbero le mie amiche femministe, e non avrebbero torto), meno intelligenti, ma più affettuosi e, generalmente, obbedienti; nelle mie meditazioni canine - ogni mutamento ha una causa, mi ha insegnato Kant, e io dovevo trovarne una - mi sono dato la spiegazione che la femmina, per quanto affezionata, per quanto sterilizzata, ha comunque un istinto che prevale su tutto, anche sull'amore per il padrone: l'istinto di maternità e di difesa dei cuccioli, mentre i maschi, se non sono trascinati dall'odore di qualche cagnetta in calore, sono completamente tuoi, senza riserva alcuna.
Ed ecco arrivare il primo maschio: durante una passeggiata mi ha seguito fino a casa (per essere precisi ha seguito Gelbie: sterilizzata, ma pur sempre femmina) e l'ho fatto entrare. Quando porto a casa un cane vissuto in strada gli metto un antiparassitario e, la prima notte, lo lascio a dormire fuori; una notte in più non gli cambia la vita ed io evito di riempirmi i divani di pulci e zecche; d'altra parte anche i nuovi arrivati generalmente sono timorosi e non varcano volentieri la soglia; così è rimasto fuori, Gelbie era dentro e durante la notte si è stufato, ha scavalcato la ringhiera e se ne è andato.
Ormai lo volevo, nei giorni seguenti l'ho cercato dappertutto, ma solo dopo una settimana l'ho ritrovato accucciato in un angolo, dolorante, con il collo pieno di morsi (il suo rivale, un altro cane di strada, ma con una famiglia che lo nutre e lo tratta come 'suo', aveva un grosso squarcio sulla schiena), un'unghia spezzata. Mi sono tolto la cintura e usandola a mo' di guinzaglio, zoppicando zoppicando, l'ho portato dal veterinario e quindi a casa: è diventato Buck, in onore del protagonista del Richiamo della foresta.
Cosa dire di Buck?
È proprio bello, lo vedete tutti; difficile dire da cosa sia uscito, alcuni, ma secondo me sono matti, dicono che assomiglia a un beagle, io propendo per un lunga serie di incroci con prevalenza di qualche cane da caccia - penserei pointer- un po' di labrador e - visti il muso squadrato e il carattere tosto - un po' di pitbull; comunque sia, è venuto davvero bene.
In situazioni normali è affettuosissimo, docile, obbediente: averlo intorno è un vero piacere, chiamato si ferma perfino se è partito alla rincorsa di qualcosa, di tanto in tanto viene a cercare una coccola e allora mi appoggia le zampe sul petto, mi guarda con aria fiera, prende qualche carezza e poi torna a fare le sue cose, a dormicchiare, a stiracchiarsi, a scrutare attento l'orizzonte. Se parte una sgridata (e con quattro cani ogni tanto mi capita di fare la voce grossa) arriva di corsa, con gli occhi spalancati e un po' ruffiani, scodinzolando con tutta la metà posteriore del corpo, come a dire: io? Ma dici proprio a me?
Ma non è un cane facile: se qualcosa gli fa male non si lascia controllare, se deve prendere una medicina la rifiuta, se provo a insistere ringhia e minaccia di mordere. Ha un carattere dominante ed è aggressivo con i cani maschi: quanta fatica, e quanti litigi a muso duro, per fargli accettare Birillo, ma, soprattutto, con lui sono finiti i tempi in cui andavo su una spiaggia qualunque e lasciavo correre i miei cani; adesso so che se incontro un maschio ci sono ottime probabilità che finisca in rissa e io non voglio né che sbrani qualche cagnolino, né che venga sbranato da qualche grosso cane (ha già avuto un incontro ravvicinato con una pastore tedesco che l'ha preso e stretto ai garretti: non riusciva più nemmeno a salire sul marciapiede e ho temuto gli avesse schiacciato un rene: mi sono rassicurato solo quando la mattina dopo ho visto che la pipì era chiara), né avere da dire - dalla parte del torto - con qualche turista che porta a spasso i suoi cani.
Ed ecco che per amore di Buck ho esplorato i sentieri più deserti del vibonese: la mattina presto si salta in macchina, si sale in qualche vallata e poi via attraverso uliveti, giù per dirupi, lungo fiumare. Per i cagnetti è una festa: c'è da correre, annusare, rincorrere, ogni tanto si incontrano vacche o cavalli inselvatichiti, finora, per fortuna, nessun cinghiale, si cerca di evitare i pastori con i loro cani, si ritorna a casa. Per me un po' meno: se per parecchi giorni non avete mie notizie non temete; prima o poi un pastore o un contadino troverà i miei resti, in compenso mi tengo in forma e vedo posti bellissimi!
E questo è quanto sappiamo di Buck.

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