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Gelbie
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Gelbie: la tenera biondina.
Chicca e Frieda sono venute da Pavia a Briatico insieme a me. Con Gelbie comincia la serie dei calabresi trovatelli e, grazie al cielo, vivi e sani.
È comparsa nel giugno 2012 nel quartiere dove abito, una zona di case-vacanza, con pochissimi residenti, dove ci conosciamo tutti e conosciamo tutti i nostri cani: chiaramente abbandonata. Una famiglia di russi in precoce vacanza l'aveva notata e le dava da mangiare, la cagnetta li seguiva dovunque, dormiva davanti al loro cancello, li considerava i suoi padroni; poi la vacanza è finita, i russi hanno preso l'aereo per San Pietroburgo e lei per tre giorni è rimasta a aspettare che tornassero, fino a che l'ho presa in braccio e me la sono portata a casa.
Ma non basta: è riuscita a scappare e tornare dai suoi 'padroni', chissà come ha superato il cancello e si è messa a aspettare sul balcone dove si affacciavano prima di partire: per riprenderla ho dovuto scavalcare il puntuto cancello, salire le scale di una casa disabitata e, con la collaborazione di un vicino, passarla oltre il cancello.
Cosa fare dopo tante avventure? Bisognava nominarla: tenera, timida, dolce, bionda, biondi perfino gli occhi; in tedesco gelb vuole dire giallo, ed è diventata Gelbie!
È facile dire 'cane', ma io mi sono reso conto un po' alla volta che non esistono due cani uguali: ognuno ha un carattere tutto suo; il primo tratto che mi ha colpito del carattere di Gelbie è la timidezza, la paura. Per un paio di giorni è rimasta rincattucciata in un angolino del giardino: bisognava integrarla in famiglia e non era facile con Frieda intorno (la povera Chicca si faceva andare bene qualsiasi cosa venisse da me); quando per cercare di farle coraggio ho portato a casa tre ossi di pelle di bufalo (non ero ancora vegano) Frieda ha fatto una scenata che nemmeno una moglie tradita: ma come, a me non porti mai niente e adesso arriva questa stronzetta e la casa si riempie di giocattoli! Ha cominciato a ululare, ha messo il suo osso davanti alla porta-finestra che dà sul giardino e per DUE giorni è rimasta a puntarlo senza toccarlo, senza giocarci, ma guai a avvicinarsi, guai a entrare.
Poi sono diventate amiche per la pelle: Gelbie da sola è una fifona, ma è una animale gregario e spalleggiata da Frieda trovava il coraggio di fare qualsiasi cosa. Spesso scappavano insieme, ed era Gelbie a invitare alla fuga; una volta le ho cercate dappertutto, ho lasciato aperti il cancelletto e la portina basculante e due giorni dopo, tornando da scuola, le ho trovate sul divano stanche, dimagrite, puzzolenti.
Cos'altro dire di Gelbie? È golosa, se scappa sono certo di trovarla a rosicchiare qualche porcheria; non ha il minimo senso dell'opportunità: se ne sta appartata, per conto suo, se la invito a giocare non reagisce, mi guarda timida e impaurita, ma quando è ora di uscire comincia a correre, scappare, invitare al gioco, mordicchiare (e si perde tempo, e non è capace: quando mordicchia buca la pelle, quando dà zampate graffia o rompe i vestiti).
Insomma, un disastro di cane: golosa, testona, fifona, poco obbediente, spesso inopportuna, ma quando ti si avvicina con i suoi occhioni biondi, guardando da sotto in su, timida, la coda tra le zampe, non puoi non volerle un sacco di bene.
Queste sono le cose che, per ora, so di Gelbie.

2 comments

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L’amore di Gelbie ha già toccato anche me, la sua zia, anche se finora abbiamo vissuto solo pochi giorni insieme. Capace di un affetto smisurato, ritrovarmi al risveglio era per lei un piacere e una festa e per me un’ondata travolgente di tenerezza. Paurosa e spaventata, scappava a nascondersi all’accensione del ventilatore o saliva sul pianerottolo al primo rumore dei tuoni estivi e fino alla fine del “pericolo” non abbandonava la sua postazione, da lei considerata la più sicura della casa. Adattabile e pronta a trovare in me la persona di riferimento, anche se temporanea (ma lei non poteva saperlo) piangeva se la lasciavo da sola, salvo poi saltare prontamente sulla macchina del suo papà, appena arrivato a prenderla e non scendere più, per paura che la stessa riparta e lei rimanga giù. Collaborativa, golosa, la ricordo mentre si contorce nell’attesa del biscotto e mi parla con il linguaggio degli occhi e del corpo, intanto che io invano cerco di insegnarle qualche comando. Non ne ha invece bisogno quando dobbiamo spostarci in macchina: sale di buon grado nel bagagliaio adattato e all’arrivo attende, prima di scendere, che io abbia afferrato saldo il suo guinzaglio. E all’ora di pranzo, quando la mamma tira fuori dal frigorifero qualcosa di buono, lei sorveglia tutti i preparativi e all’insaputa del papà si gusta anche qualche bocconcino ( non vegano).
Gelbie, amica mia, ti voglio bene e ti aspetto per vivere ancora insieme tante belle vacanze in campagna.

10/03/17 @ 10:35 pm

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Ancora qualche immagine di Gelbie, la blonde, a supporto illustrativo del mio precedente post.

10/04/17 @ 10:49 pm


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